Coaching per operatori olistici? È un’opportunità che deriva dall’incontro tra mondo dell’olismo e mondo del coaching!
Il coaching, come disciplina di supporto alla crescita personale e professionale, si concentra sull’accompagnare le persone nel raggiungere obiettivi specifici, fornendo strumenti, strategie e sostegno per promuovere il ragionamento critico e l’azione mirata. Questo aspetto concreto del coaching lo rende una pratica molto pratica e tangibile.
L’olismo, invece, viene spesso presentato come etereo, quasi al di fuori di questo mondo.
So che molti degli operatori olistici che conosco potrebbero ribellarsi a questa definizione, e io stessa, come operatrice sonora, massaggiatrice ed ex insegnante di yoga, non credo che sia necessario vivere fuori dal mondo per essere olistici.
L’approccio olistico nel coaching si basa sull’idea che il benessere di una persona non si limiti solo agli aspetti materiali o razionali, ma coinvolga anche gli aspetti emozionali, spirituali e relazionali.
Per quanto possa sembrare una contraddizione in termini, il coaching e l’olismo si sposano molto bene, proprio perché agiscono su diversi piani.
Attraverso l’olismo, il coaching cerca di integrare una prospettiva più ampia dell’individuo e delle sue esperienze, aiutandolo a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie risorse interiori. Questo approccio può portare a risultati più profondi e significativi nel processo di crescita e cambiamento.
Che senso ha il coaching per operatori olistici?
Come coach professionista e operatrice olistica, non posso ignorare i benefici che questi due approcci hanno per le persone che seguo.
Purtroppo, molte volte mi capita di imbattermi in realtà dell’olismo che hanno molta poca etica: consigli non richiesti, abuso di professione, poca attenzione ai sentimenti delle persone. Quando queste cose accadono, probabilmente ci si trova davanti a un operatore che non ha saputo gestire con la giusta delicatezza una situazione che la richiedeva, e la conseguenza spesso è un persona disperata.
In che modo quindi una formazione da coach può aiutarti a gestire meglio il tuo lavoro, anche se non vuoi cambiare professione?
1. Una migliore comprensione dei tuoi clienti
Il coaching, anche quello al femminile che insegno nella mia Accademia, è basato sull’ascolto attivo: prima ancora di fare domande e accompagnare la persona che abbiamo di fronte verso il raggiungimento dei suoi obiettivi, come coach abbiamo il dovere di ascoltare.
A volte è difficile far capire cosa si intende per ascolto attivo, perché nella vita di tutti i giorni siamo abituati a sentire le parole di chi ci circonda e nel frattempo formulare in testa una risposta da dare.
L’ascolto attivo invece è un esercizio difficile per chi non è abituato, perché consiste nello stare nel momento e assimilare davvero quello che l’altra persona ci sta dicendo, togliendo tutte le sovrastrutture.
Pensa a quante volte una tua interpretazione personale ti ha fatto fraintendere quello che ti ha detto un cliente, o in quante occasioni ti sei affrettato a rispondere a una domanda, quando invece c’era ancora molto altro da indagare. Non è colpa tua: non siamo stati abituati a questa modalità di ascolto, che richiede davvero di mettere da parte ogni giudizio e interpretazione.
Come qualsiasi cosa, l’ascolto attivo richiede molto allenamento, e l’approccio del coaching, soprattutto in un’Accademia con una parte consistente di pratica settimanale, permette di svilupparlo al meglio.
2. Dare alle pratiche una dimensione di realtà
L’ostacolo davanti a cui molti professionisti dell’olismo si trovano durante la loro carriera è proprio questo: come portare nella vita quotidiana le pratiche che portano in studio?
Molto spesso infatti una buona sessione di meditazione inizia e finisce nell’ora dedicata, così come una fantastica lezione di yoga, e i clienti trovano difficile trovare un’applicazione nella vita di tutti i giorni.
Qui interviene l’aspetto concreto del coaching, che dopo aver ascoltato il cliente, avergli fatto le domande necessarie per esplorare i blocchi e averlo accompagnato a raggiungere il suo obiettivo, stabilisce azioni concrete da mettere in atto fuori dal suo studio, nei giorni successivi.
Sì, perché senza portare nella pratica le proprie intenzioni, anche il coaching si riduce a una bella chiacchierata stimolante, ma il vero obiettivo è quello di cambiare la propria vita!
Tradurre questo approccio nella tua pratica olistica ti permette di avere clienti più soddisfatti, di comunicare meglio il tuo lavoro e di dare davvero un senso concreto a quello che porti nel mondo.
3. Gestione etica e attenta dei confini
Purtroppo sono ancora troppo pochi i master e le accademie di discipline olistiche (ma anche di coaching) che insegnano con precisione i confini della professione.
Si è diffusa sempre di più l’idea che chiunque si occupi di una disciplina alternativa possa fare tutto: guarire malattie, lavorare sui traumi del passato, dare consigli non richiesti su come gestire problematiche familiari.
In realtà, per ognuna di queste attività esistono figure professionali apposite, che hanno studiato anni per poter essere di supporto in situazioni che altrimenti non sarebbero facilmente gestibili. L’operatore olistico non si sovrappone a figure già esistenti come medici, psicologi o educatori, ma agisce sul benessere della persona da un punto di vista completamente diverso, di completa parità.
Chi si rivolge a noi, infatti, ha tutte le capacità e le potenzialità per uscire da solo dai suoi blocchi. Il nostro ruolo è quello di accompagnarli a scoprire le proprie abilità, sempre in punta di piedi. Al contrario, quando vai dal medico per farti prescrivere una medicina, ricevi un aiuto esterno da parte di una persona che ha studiato molto più di te e conosce cosa è meglio per la tua situazione.
Una buona accademia di coaching, che abbia a cuore l’etica dei suoi studenti, insegna a riconoscere i confini della propria professione e a rispettarli.
Perché considerare il coaching per operatori olistici?
Forse alcuni operatori olistici storcono il naso di fronte a questo binomio, ma io credo che la ricchezza sia proprio nella multidisciplinarietà. L’approccio del coaching per operatori olistici può veramente dare una marcia in più alla tua attività olistica!
Proprio per questo motivo l’Accademia di Life Coaching Orme di Luna adotta un approccio multidisciplinare e offre percorsi per chi vuole diventare life coach, per chi lo è già e vuole specializzarsi nelle tematiche femminili e per chi svolge già un’altra professione e vuole aggiungere l’approccio del coaching.
Le iscrizioni al Master in Coaching al Femminile Orme di Luna per l’anno accademico 2024-2025 stanno per aprire anche per gli operatori olistici che desiderano portare il coaching nella propria professione: contattami per una chiamata conoscitiva!